Casa di Kalyn

Kalyn

La casa, una piccola villetta indipendente con quattro camere, bagno e un piccolo cortile, era situata in un tranquillo quartiere di una città italiana, abbastanza in periferia poiché bastava attraversare un paio di vie per trovarsi in mezzo a campi coltivati, ma non abbastanza da avere un centro commerciale troppo distante da non poterci arrivare a piedi. I muri esterni, illuminati in quel momento dalla calda luce del tardo pomeriggio, erano biancastri e sormontati da un bel tetto spiovente di tegole rosse.
Kalyn poggiò, forse con un po' troppa forza a giudicare dal rumore, l'ultimo scatolone del trasloco sul pavimento dalle mattonelle verdino chiaro della sua nuova stanza.
«Eccoci qua, pronti per una nuova avventura...di nuovo.» mormorò tra sé e sé. Era così che sua madre aveva descritto il primo trasferimento alla Kalyn allora bambina che si accingeva a lasciarsi alle spalle casa ed amici, una "nuova avventura".
Non che la bambina fosse particolarmente convinta dalla cosa, chiamare un trasloco in un'altra città "avventura" non rendeva di certo meno facile abbandonare i suoi amici e il mondo che conosceva, né la liberava dall'ansia per l'ignoto, ma per lo meno l'aveva aiutata a rimanere positiva e a fantasticare sul futuro, immaginando tutte le nuove amicizie che avrebbe stretto o i posti fantastici che avrebbe visto.
Il tempo però le aveva dato modo di ricredersi.
Kalyn scosse la testa, scacciando l'amarezza dai suoi pensieri. C'erano stati degli "incidenti di percorso" qui e lì, vero, ma l'avevano resa più forte alla fine.
E di amicizie ne aveva strette e di bei posti ne aveva visti, anche se non nella quantità che immaginava da bambina.
E a proposito di amicizie, tiró fuori dalla tasca dei pantaloni della tuta il suo cellulare e si sedette pesantemente sul divanetto per controllare se qualcuno dei suoi amici sparsi per l'Europa le avesse lasciato un messaggio.

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Kalyn

Appena sbloccato lo schermo dello smartphone, la ragazza si ritrovò inondata dalle notifiche dei social.
Wow, ok che non ho avuto molto tempo di controllare il telefono oggi, ma tutte queste notifiche sono esagerate! si ritrovò a pensare mentre le scorreva, cancellando dubito quelle completamente inutili e cliccando solo su quelle almeno vagamente interessanti.
Nonostante la fremente attività che pareva esserci quel giorno sui social, a Kalyn non parve di vedere polemiche scoppiate a seguito di interventi di una persona famosa o per il trailer appena uscito di un film.
Semplicemente tutte le persone che la ragazza seguiva sembrava non avessero niente di meglio da fare quel giorno, a differenza sua.
Sbuffando constató che nessuna delle notifiche riguardavano messaggi privati dei suoi amici.
Beh c'era da aspettarselo, ho sentito tutti solo qualche giorno fa. si disse, nascondendo una certa delusione, Jerome mi ha perfino telefonato per farmi gli auguri per l'ennesimo trasloco a voce.
L'ultima notifica rimasta era la notifica dell'arrivo di una mail.
«Una mail?!» esclamò sorpresa. Le arrivavano mail così di rado che a momenti nemmeno si rticordava che poteva vederle dal telefono.
L'aprì colta dalla curiosità, seppur con un po' di titubanza. Non sapeva proprio cosa aspettarsi da una mail intitolata "Please help us" e sperava alla peggio di trovarci solo dello spam e non un virus.

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Il nome del mittente, Homeostasis, non le diceva niente. Di certo nessuno dei suoi amici si chiamava così, né semplici conoscenti incontrati trasferendosi da una città all'altra (un tipo con un nome così strano se lo sarebbe di certo ricordato). Non era nemmeno nessuno dei siti a cui si era registrata con quell'indirizzo email.
Magari è qualche ente benefico che non conosco che si è messo a spammare a destra e a manca? si chiese per poi iniziare effettivamente a leggere il contenuto della mail.
Ciò che lesse la confuse ulteriormente.
«Digiworld? Ma cos'è, una trollata?» borbottò, rileggendo un altro paio di volte il messaggio alla ricerca di qualche indizio che le fosse sfuggito.
Oltre alla richiesta d'aiuto per salvare questo "Digiworld" non c'era nient'altro. Il breve messaggio si chiudeva con un link su cui cliccare per aiutare, apparentemente, Homeostasis ad evitare la disfatta di Digiworld.
Kalyn poggiò il telefono sul divanetto, lasciando che lo schermo si bloccasse mentre ragionava sul da farsi.
Da una parte era certamente curiosa di sapere dove quel link portasse e dove questa vaga mail volesse andare a parare. Cos'era Digiworld? Perché era in pericolo? E chi era Homeostasis?
Dall'altra però sapeva quanto alto fosse il rischio che dietro quel link ci fosse semplicemente un virus pronto ad infettarle lo smartphone per fare chissà cosa coi suoi dati personali, foto, messaggi e quant'altro.
«Ripensandoci però i virus non saltano fuori da spam più palesi, tipo "clicca qui per risolvere tutti i tuoi problemi?"» ragionò. Non era particolarmente informata sui virus, ma aveva sempre immaginato che fosse meglio tenersi alla larga dalle cose palesemente sospette.
Questa mail più che sospetta le sembrava semplicemente strana.
All'improvviso le venne in mente un'idea.
«E se fosse tutta una trovata di Kevin per farmi un altro Rickroll? Conoscendolo sarebbe capace di crearsi una nuova email solo per fare 'sti scherzi.»
Rincuorata, riprese in mano il telefono e lo sbloccò nuovamente. Diede un' ultima occhiata sospettosa alla mail ed infine, incrociando le dita nella speranza che fosse solo l'ennesimo scherzo da parte dell'amico, cliccò sul link per avere la scusa per mandarlo a quel paese quando gli avrebbe scritto quella sera.

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Kalyn

Kalyn non sapeva cosa fosse, ma di sicuro quello che le si parò davanti una volta aperto il link non era un Rickroll.
Lo schermo si era infatti riempito di una miriade di quadratini colorati e cangianti che fecero gelare il sangue nelle vene alla ragazza.
Forse è un nuovo scherzo che non conosco? cercò di convincersi continuando a sperare che non fosse un virus, almeno finché lo schermo non si spense diventando completamente nero.
«Oddio no, era sul serio un virus.»
Come a risponderle, lo schermo si illuminò di nuovo, proiettando un intenso fascio di luce bianca che l'accecò impedendole di vedere il resto della stanza.
Quando la luce cominciò ad affievolirsi, Kalyn sbatté un paio di volte le palpebre per riprendersi dalla luce intensa e notò l'ennesima stranezza.
Uno stano aggeggio, che alla ragazza sembrava un vecchio telefono o un walkie-talkie bianco e azzurro, fluttuava nell'aria sopra al suo telefono.
Boccheggiò per qualche secondo, non trovando né alcuna spiegazione per l'accaduto né parole per esternare il suo stupore e la sua confusione.
Una voce all'improvviso rimbombò nella sua stanza, o forse solo nella sua testa, che la invitava ad afferrare il "Digivice" o a dimenticare tutto.
«I-il...il che cosa?» balbettò, intuendo solo dopo aver aperto bocca che il "Digivice" poteva essere il walkie-talkie fluttuante. «È quel coso lì il Digivice?»
Un pensiero, che ben presto divenne una convinzione, si fece strada nella sua mente: era tutto un sogno. Niente di tutto quello poteva essere reale.
Mi devo essere addormentata sul divano senza accorgermene. pensò Anche se a parte l'assurdità di tutto questo pare tutto così reale, magari è un sogno lucido o come si chiamano. Sembrano reali i sogni lucidi a chi li vive? Kalyn non ne aveva la più pallida idea, ma era l'unica spiegazione razionale che riusciva a darsi.
Ok, se questo è un sogno, tanto vale divertirsi mandandolo avanti. decise e, cercando di nascondere il tremore alla mano che tradiva il suo nervosismo, afferrò lo strano oggetto.

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